QUANTO COSTA PRODURRE UN PRODOTTO?

Come determinare il prezzo di vendita di un prodotto o servizio individuando costi fissi e variabili e costificazione per value stream nell'ambito del Cost Accounting.

Risalire ai vari elementi che compongono il prezzo di un prodotto a volte può comportare qualche difficoltà, ma non riuscire a identificarli può rivelarsi decisamente invalidante per l’azienda.

Non sapendo quanto costa produrre un articolo o un servizio non sarà possibile:

  • determinare il prezzo con cui quel prodotto verrà immesso sul mercato;
  • valutare se quel prodotto apporta un’effettiva convenienza economica all’azienda;
  • capire se i processi sono davvero efficienti oppure no.

Il prezzo di un prodotto o servizio finito è solo la punta dell’iceberg rispetto a tutto ciò che porta a definire quel numero. Ci sono molte variabili da considerare prima di giungere al prezzo definitivo. Costi fissi o variabili, costi diretti o indiretti, costi standard, effettivi, medi e totali. Andremo a fare chiarezza sulla definizione di tutti questi costi per capire meglio cosa determina tradizionalmente il costo di un prodotto.

Inoltre vedremo come vengono invece classificati differentemente i costi di produzione in ottica di lean accounting, ossia considerando il flusso del valore.


Cosa determina il prezzo di un prodotto

Esistono varie categorizzazioni delle componenti che determinano il prezzo di un prodotto:

Le variabili di costo

Se volessimo riassumere in modo ancora più specifico le prime quattro voci di prezzo potremmo introdurre queste tre categorie:

  • Costi variabili

Si tratta dei costi legati direttamente alla produzione e/o vendita di un prodotto/servizio, al quale sono quindi attribuibili direttamente.

Alcuni esempi sono:

-le materie prime;

-il costo conto terzi;

-le provvigioni;

-i trasporti;

-le royalties;

-il trasporto di terzi ecc.

 

  • Costi fissi specifici

Sono quei costi che, a differenza dei variabili, non mutano al mutare della produzione e/o della vendita, ma sono comunque attribuibili direttamente ad esse.

Alcuni esempi possono essere il costo della manodopera diretta, o i costi sostenuti per attività di marketing rivolte a sponsorizzare un particolare prodotto o linea di prodotti. Un altro esempio sono le spese necessarie per l’affitto o l’ammortamento di un dato macchinario che lavora un tipo di prodotto nello specifico.

 

  • Costi fissi generici

Questi non sono attribuibili direttamente ai prodotti/servizi, poiché rimangono costanti indipendentemente dall’andamento della produzione e vendita.

Alcuni esempi riguardano i costi necessari al mantenimento della struttura aziendale, quindi:

-affitti;

-stipendi;

-salari indiretti;

-amministrazione;

-interessi su mutui e finanziamenti;

-spese di rappresentanza;

-spese legali ecc.

Queste sono, per sommi capi, le categorizzazioni comunemente adottate dalla costificazione tradizionale quando si tratta di attribuire un prezzo ai prodotti/servizi.

Leggermente diversa è la costificazione applicata secondo le logiche di lean accounting, come vedremo nel prossimo paragrafo.


Il Value Stream come unità base del Cost Accounting

Quando i principi lean si applicano anche all’aspetto di gestione economica nasce il Lean Accounting relativo ai costi, o Cost Accounting.

In quest’ottica non sono il singolo prodotto o servizio alla base della costificazione, bensì il flusso del valore, ossia l’insieme di tutte le attività che contribuiscono alla creazione di valore percepito da parte del cliente.

In questo modo si mira a eliminare o comunque ridurre al minimo tutte le attività (e le relative spese per esse sostenute) che non contribuiscono a creare valore.

Ma quali sono le attività e i processi interessati?


Attribuzione dei costi per Value Stream

In questo caso le variabili da tenere in considerazione sono:

  • Costo dei materiali: avendo ridotto al minimo le scorte a magazzino, il costo delle materie prime e materiali impiegati per la produzione sarà solo quello necessario a creare il prodotto finito.
  • Costo della manodopera: si intende il costo del lavoro di tutte le persone che sono coinvolte nello stream. Non solo la produzione, ma ogni reparto che viene interessato dal flusso, indifferentemente.
  • Ex costi indiretti di prodotto: spese sostenute per mantenere il Value Stream.
  • Costi per l’occupazione degli spazi: sono dei costi indiretti legati al flusso di valore in quanto riguardano lo spazio che viene occupato e il suo mantenimento. Vengono calcolati per metro quadrato: è un modo per incentivare la riduzione degli spazi occupati.
  • Ricavi: quello che si fattura dalla vendita dei prodotti generati nel flusso di valore.
  • Costi indiretti non assegnabili al Value Stream: non vengono assegnati al Value Stream, ma entrano egualmente nel conto economico generale dell’impresa, con l’obiettivo di essere ridotti all’indispensabile.

Riassumendo in tre macro-aree possiamo identificare:

  • Costi di materiale;
  • Costi di lavorazione;
  • Costi di occupazione degli spazi.

In questa visione non c’è spazio per le rimanenze: esse infatti sono un valore da ridurre al minimo, non potendo rientrare né nella categoria dei ricavi né in quella dei costi sospesi.

Conoscevi le tematiche legate alla determinazione del prezzo di un prodotto?

Scopri di più nel nostro approfondimento dedicato al Conto economico vs Lean Accounting


Autore: Elena Bruscaglin
Data pubblicazione: 16/07/2021

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